L’obbligazione è un titolo di debito emesso da società o enti pubblici, per reperire liquidità. Chi emette obbligazioni è debitore verso colui che sottoscrive il prestito obbligazionario, il quale ha diritto, alla scadenza, al rimborso del capitale più un interesse. Gli interessi possono anche essere liquidati periodicamente. L’interesse liquidato periodicamente è detto cedola perchè in passato, per riscuoterlo, si doveva staccare il tagliando numerato unito al certificato che rappresentava l’obbligazione.
L’obbligazione zero coupon è un’obbligazione il cui interesse è dato dalla differenza tra la somma che l’investitore riceve alla scadenza e la somma che versa al momento della sottoscrizione. Il termine zero coupon deriva dal fatto che il pagamento finale degli interessi avveniva, quando esisteva il cartaceo, senza tagliando. L’esempio tipico di un’obbligazione zero-coupon è il BOT (Buono Ordinario del Tesoro), titolo senza cedola, a breve termine, di durata 3, 6 e 12 mesi, emesso dal Governo italiano, attraverso il Ministero del Tesoro, per finanziare il debito pubblico, cioè per provvedere alla copertura del fabbisogno delle casse dello Stato.
L’investitore, sottoscrivendo un BOT concede un prestito allo Stato, il quale si impegna a restituire alla scadenza, il capitale più un interesse. I BOT sono titoli emessi a sconto, cioè sotto la pari, e rimborsati alla pari, in unica soluzione a scadenza. Il rendimento è rappresentato dalla differenza tra il prezzo di rimborso e quello di sottoscrizione. A differenza degli altri titoli di Stato, la ritenuta fiscale del 12,50% sugli interessi si paga immediatamente al momento della sottoscrizione come maggiorazione del prezzo di acquisto. Sul rendimento influiscono, oltre alla ritenuta, anche le spese bancarie.
Creati alla fine degli anni ”70, i BOT sono stati per decenni una delle forme di risparmio più amate dagli investitori italiani, quando garantivano anche rendimenti a due cifre, ma da un pò la situazione è molto cambiata. Il crollo dei rendimenti (evento positivo che si inserisce nel processo di risanamento della finanza pubblica italiana, e che ci ha consentito di entrare da subito nell’Unione monetaria europea), ha infatti portato ad una ricomposizione dei portafogli di investimento delle famiglie italiane a favore del risparmio gestito e delle azioni.
I BOT offrono dei vantaggi
– Sono titoli estremamente semplici nel loro meccanismo. Si paga una certa cifra e, a scadenza, se ne ottiene una maggiore, senza cedole né altre complicazioni;
– Hanno breve durata, di 3, 6 e 12 mesi. Dal 2000 sono comparsi anche i BOT con scadenze diverse (267, 60, 29 giorni, ecc.), detti flessibili. Si tratta di BOT esattamente come tutti gli altri, ma con durata anomala, le cui emissioni sono fissate dal Tesoro senza rispettare il calendario d’asta prestabilito, come invece avviene per gli altri BOT con scadenze tradizionali (metà e fine mese);
– Sono facilmente liquidabili prima della scadenza
– Non presentano rischi, se non il fallimento dello Stato italiano
e un’unico svantaggio
– Attualmente il rendimento è molto basso e non copre l’inflazione.
Molto interessante.