Come Diventare un Avvocato

L’avvocato è il libero professionista che conosce le norme giuridiche e le interpreta per fornire assistenza a privati o enti.

Considerata la vastità della materia di cui si occupa, di solito si specializza in uno o più ambiti precisi del diritto (civile, amministrativo, penale, internazionale, d’affari, del lavoro). La sua attività si può svolgere in tribunale, e in questo caso si definisce giudiziale, o al di fuori di esso (stragiudiziale).
L’avvocato deve essere in grado di rilevare il problema legale del cliente, sapere quali diritti possiede e quali strumenti può utilizzare per farli valere. In base alla situazione può svolgere le operazioni necessarie per avviare una procedura giudiziaria o un contenzioso (raccogliere materiale e informazioni, richiedere perizie di vario tipo), oppure proporre una soluzione di conciliazione fra le parti. In tribunale l’avvocato è tenuto a sostenere la causa di fronte al giudice, raccogliere il materiale, organizzarlo ed esporlo, difendere gli interessi del suo cliente e sostenerlo fino alla fine della procedura.

In ambito stragiudiziale deve essere in grado di stipulare un contratto, un accordo commerciale o un atto giuridico, analizzare una procedura, fornire consulenza a società e privati, svolgere ricerche giuridiche.

L’avvocato deve rispettare, in ogni momento, i doveri indicati dal Codice deontologico forense in merito ai vari aspetti di questo lavoro, dal dovere di segretezza a quello di aggiornamento professionale.

Formazione
Per accedere alla professione di avvocato è necessario seguire un iter formativo specifico, come previsto dalla legge.
La laurea triennale in Scienze giuridiche, pur fornendo una buona preparazione generale in tutti gli ambiti del diritto, non è sufficiente per accedere alla professione forense.
Dopo aver conseguito la laurea triennale, occorre proseguire gli studi iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, biennale (classe LMG-01). Oltre agli insegnamenti che caratterizzano la disciplina, il corso prevede l’insegnamento di una lingua dell’Unione Europea (di solito l’inglese) e dell’informatica.
L’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà. È consigliabile, quindi, rivolgersi direttamente alle segreterie delle università per ottenere informazioni specifiche o visitare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
Per perfezionare il percorso formativo si possono frequentare i corsi organizzati dalle scuole di specializzazione universitaria per le professioni legali. Queste scuole, attivate presso molte università, sono biennali e prevedono un primo anno comune per tutti e un secondo anno a indirizzo giudiziario-forense o notarile.
Per accedere ai corsi, che sono a numero chiuso, è necessario aver conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza e superare un test di ammissione, costituito da cinquanta domande a risposta multipla, identiche in tutta Italia, su argomenti di diritto civile, penale, amministrativo, processuale civile e procedura penale. Al termine del percorso formativo si ottiene un diploma di specializzazione, che consente di accedere ai concorsi per uditore giudiziario. Inoltre, il corso consente di abbreviare di un anno il periodo di tirocinio obbligatorio.

Accesso alla professione
L’accesso alla professione di avvocato avviene secondo un percorso regolamentato dalla normativa vigente[4].
Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza, è necessario iscriversi al Registro speciale dei praticanti e svolgere due anni di tirocinio presso uno studio legale.
Durante questo periodo, il praticante deve tenere un apposito libretto, nel quale registrare le attività a cui prende parte, le udienze alle quali ha assistito (almeno venti a semestre). Il libretto viene controllato, ogni sei mesi, sia dal professionista presso cui si effettua la pratica, sia dall’Ordine degli Avvocati. Al termine del primo anno di tirocinio il praticante deve presentare all’Ordine una relazione in merito alle attività svolte e ai problemi riscontrati.
Il possesso del diploma post laurea, conseguito presso le scuole di specializzazione per le professioni legali, esonera il praticante da uno degli anni di tirocinio professionale.
Ottenuto dal Consiglio dell’Ordine il certificato di avvenuta pratica, l’aspirante avvocato può iscriversi all’esame per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione, fissato ogni anno presso le varie sedi delle Corti d’Appello.
L’esame è costituito da tre prove scritte (stesura di un parere motivato di diritto civile, uno di diritto penale e di un atto giudiziario, che può essere civile, penale o amministrativo) e una prova orale. Questa, costituita da pre appello e appello, verte su sei materie, a scelta, fra i vari ambiti del diritto e sulla deontologia forense.
Superato l’esame, si può richiedere l’iscrizione presso l’Albo degli avvocati, tenuto dal Consiglio dell’Ordine competente per il circondario in cui si vuole stabilire il domicilio professionale.
I nuovi iscritti sono tenuti a prestare giuramento davanti al Tribunale o in Corte d’Appello.
A questo punto è possibile iniziare a svolgere l’attività di avvocato, da soli o in società con qualcuno. Il titolo così ottenuto consente di patrocinare di fronte a tutti gli uffici giudiziari della Repubblica Italiana, salvo alcune Corti (Corte Costituzionale, Corte Suprema di Cassazione, Consiglio di Stato, Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche e le altre giurisdizioni superiori): per queste è necessario avere almeno 12 anni di pratica, oppure sostenere un ulteriore esame di abilitazione.