Il settore dei conti deposito, ovvero i rapporti di deposito ad alta remunerazione (con o senza vincoli temporali) non è, ovviamente, un’esclusiva italiana. Il panorama internazionale di tali rapporti sembra infatti particolarmente ricco, e non è certo impossibile, anche per un residente nella Penisola, poter approcciare con successo questi particolari rapporti di deposito. Cerchiamo di riepilogare, in questo nostro approfondimento, tutti i principali vantaggi e svantaggi di tale materia.
Vantaggi
Iniziamo con i vantaggi più significativi, che riepiloghiamo punto per punto:
nessun rischio di cambio per i conti in Paesi dell’eurozona: se si investe in conti deposito comunitari, all’interno di Paesi che hanno adottato la valuta unica europea, il rischio di cambio è azzerato;
rendimenti interessanti: i tassi di interesse concessi dai conti di deposito esteri possono essere davvero molto redditizi e, in alcune ipotesi, superare quelli italiani; l’investimento in conti deposito esteri può pertanto essere utilizzato in maniera efficace per bilanciare al meglio redditività e scadenze temporali di eventuali vincoli, in sinergia con i prodotti italiani;
depositi garantiti: tutte le banche operanti all’interno della comunità europea aderiscono a un fondo di garanzia interbancario di tutela dei depositi, con protezione dei versamenti fino alla concorrenza del saldo creditore di 100 mila euro in caso di insolvenza dell’istituto di credito.
Svantaggi
Numerosi sembrano tuttavia essere anche gli svantaggi
rischio di cambio in caso di depositi extra-Euro: se il conto di deposito è valorizzato in una valuta differente dall’euro, il suo rendimento può essere (nel bene e nel male) influenzato significativamente dall’andamento del tasso di cambio tra la valuta unica europea e quella di valorizzazione del conto di deposito; la redditività dello strumento sarà pertanto determinata altresì dalle oscillazioni dei rapporti valutari;
aspetti fiscali: non si tratta di un vero e proprio svantaggio, quanto di una possibile complicazione in sede di controlli fiscali; la circolare 45/E del 13 settembre 2010 da parte dell’Agenzia delle Entrate ha infatti stabilito che sarà la banca italiana dalla quale partono i bonifici verso il conto estero ad effettuare le opportune segnalazioni al Fisco per conto del cliente intestatario del conto; inoltre, nella dichiarazione dei redditi il titolare del conto deposito estero dovrà indicare nel quadro RW gli importi trasferiti all’estero e il saldo di fine anno, se superiore a 10 mila euro (la ritenuta è la stessa dei conti italiani);
contatti e consulenze più complesse: non dimentichiamoci che la titolarità di un conto deposito all’estero espone a difficoltà specifiche, come ad esempio di lingua; richiedere l’assistenza in tedesco o in francese potrebbe non esser facile, se non si padroneggia al meglio la lingua di destinazione (si tenga altresì conto che occorre una buona conoscenza dei termini “tecnici” bancari);
costi di trasferimento: i bonifici verso l’estero potrebbero essere tariffati in maniera più penalizzante dalla vostra banca; lo stesso vale per i disinvestimenti da conto di deposito estero a conto corrente bancario italiano;
limiti all’apertura: infine, segnaliamo come non tutte le banche estere permettono l’apertura di conti deposito a soggetti non residenti.
Si tratta quindi di investimenti da valutare con molta attenzione.